Tutto ha inizio nell’estate 1999 quando, su richiesta delle Missioni di Wamba e Maralal nella regione di Marsabit del nord del Kenya, l’Associazione “Impegnarsi Serve Onlus” organizza il progetto educativo denominato “Progetto Oratorio”, con lo scopo di favorire la crescita umana e culturale dei ragazzi che abitano questa regione.
PERCHÈ?
Nei paesi del sud del mondo, molte volte teatro di scontri e tensioni interetniche, è vitale affrontare il problema dei giovani, che costituiscono oltre il 50 per cento della popolazione: il loro numero si aggira sulle decine di milioni. Dopo aver terminato le scuole elementari, i ragazzi non sanno cosa fare: spesso le scuole secondarie sono care e distanti, e per molti continuare lo studio è un miraggio. Molti stanno vivendo un periodo di confusione sia a causa della evoluzione della società verso modelli occidentali, e quindi dello sfaldarsi del modello educativo tradizionale, che del pullulare di sette religiose.
La Parrocchia diventa il punto di riferimento della gioventù anche fuori dalla scuola, ed è qui che trova sviluppo il Progetto dell’Oratorio. Grazie all’Oratorio, tramite l’organizzazione di tornei sportivi e competizioni culturali, si raggiunge il fine della promozione umana, della conoscenza reciproca e dell’amicizia interetnica: i giovani devono essere educati, perché sono loro la grande speranza nel futuro delle nazioni del sud del mondo.
Il “Progetto oratorio” è un posto, un progetto, un metodo, vissuto settimanalmente oppure mensilmente, i cui obiettivi sono quelli di educare i bambini e ragazzi a vivere e giocare insieme, alla conoscenza dell’uomo e di Dio, alla crescita in umanità.
COME FUNZIONA?
I responsabili del progetto si accordano sui luoghi in cui realizzare l’esperienza (ottobre- dicembre), accolgono le richieste dei volontari interessati e iniziano con loro un percorso di formazione. In questi mesi (da gennaio a luglio), i giovani volontari hanno l’opportunità di conoscersi fra loro e partecipare alle attività dell’associazione, raccogliere fondi per il progetto, ma soprattutto conoscere il Paese che li ospiterà, la sua cultura, usi e costumi e un po’ della sua lingua, iniziare a mettere in piedi il progetto vero e proprio, e recuperare i materiali che sarà possibile trasportare in missione.
Arrivati a destinazione verranno usati i primi 2 giorni di permanenza degli educatori italiani per conoscere gli animatori locali, attraverso attività ludico – ricreative, che favoriscano la coesione del gruppo, e per mettere insieme le idee e creare il vero e proprio progetto da attuare nelle successive 2 settimane.
Dopo aver reperito i materiali non ancora a disposizione, inizia la parte centrale del progetto che prevede attività con i ragazzi e i bambini insieme agli educatori locali; lo scopo, oltre a quello pratico di svolgere attività educative e ludiche, è quello di continuare il progetto proponendo delle attività ripetibili anche nel futuro e di collaborare alla formazione degli educatori. Oltre all’ attività educativa si vuole dare la possibilità ai bambini di usufruire del pranzo.
Nel pomeriggio attraverso un meeting fra animatori si fa il punto della situazione e si attuano eventuali modifiche al progetto studiato insieme. L’ultimo giorno gli educatori italiani, insieme ai responsabili locali, nelle strutture della missione, si incontreranno per dare una valutazione il più possibile dettagliata del lavoro svolto. Questo allo scopo anche di ricalibrare il progetto rispetto a quanto studiato in precedenza, per fare in modo che questo possa continuare nel migliore dei modi.
Il successo del progetto ha fatto sì che l’associazione, su richiesta di molti missionari, abbia potuto riproporlo in diverse missioni del Kenya, Congo, Etiopia, Venezuela, Mozambico, Tanzania e Uganda, ogni anno dal 1999 ad oggi, facendosi conoscere da molti volontari italiani, e mettendo in contatto questi ultimi non solo con realtà molto distanti dalla nostra, ma anche con coetanei con cui stabilire relazioni interculturali, finendo così con il sensibilizzare molti giovani.