Il Convegno “Always with you”, tenutosi lo scorso 17 ottobre a Milano presso l’Auditorium Don Giacomo Alberione, ha lasciato il segno. I temi cardine sono stati, nella prima parte, i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nella seconda l’incontro con culture differenti, riassunto dallo slogan “Different cultures…one heart” (“Tante culture…un solo cuore”), filo conduttore dell’evento “Sikia” (in lingua swahili “Ascolta”) che, nell’arco di 18 giorni, ha arricchito il capoluogo lombardo con tante proposte atte a scoprire la bellezza della diversità delle culture.
I moderatori del convegno, P. Giordano Rigamonti, Missionario della Consolata, e Laura Savarè, Consigliere Nazionale dell’Associazione Impegnarsi Serve Onlus – OdV, hanno accolto e presentato gli ospiti di una lunga mattinata di riflessioni. A inaugurarla è stato P. Michelangelo Piovano, Superiore dei Missionari della Consolata in Italia, spiegando che “chi attraversa le fasi dell’infanzia e dell’adolescenza deve farlo con dignità” per poi riassumere con le parole di Papa Francesco il concetto di missione: “Missione significa andare incontro alle persone”. Idea messa a fuoco anche dal Prof. Roberto Cauda, Direttore del Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha affrontato la questione sociale rispolverano la sempre attuale enciclica Populorum progressio di Papa Paolo VI: “Non possiamo sottrarci dal portare la fiamma della solidarietà nel mondo”.
Cristina Castelli, Direttore dell’Unità di Ricerca sulla Resilienza presso l’Università Cattolica, si è soffermata sui diritti culturali dei bambini in un’ottica di capacità di resilienza, a 25 anni dalla firma della “Convenzione dei diritti dell’infanzia”: “L’accessibilità dei bambini alle risorse culturali è la condizione necessaria per la comprensione e realizzazione di tutti gli altri diritti. Il godimento di tali diritti da parte dei minori può garantire alle società del domani la continuità di una speranza per un avvenire di pace, giustizia, democrazia e sviluppo. Se si negano scuola ed educazione si nega anche l’identità”.
Alessandra Aula, Segretaria Generale del BICE, Bureau International Catholique de l’Enfance, ha riportato esempi concreti di lavoro sul campo (in America Latina, Russia, Cambogia, Mali, Costa d’Avorio, ecc…) per promuovere i diritti dei minori in contesti di vulnerabilità: “Con le organizzazioni locali creiamo strutture di sostegno per i bambini nei tribunali affinché possano essere ascoltati in seguito a traumi subiti o di cui sono stati testimoni; accogliamo le ragazze violentate che restano incinta per prepararle a un futuro di speranza; aiutiamo le donne con bambini handicappati, lasciate sole per la vergogna dell’uomo, favorendo il ricongiungimento con il marito e il riavvicinamento al bambino”.
Diego Boerchi, Ricercatore in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Università Cattolica, ha condiviso un suo lavoro di ricerca: “La resilienza può essere vista come una molla, intesa come la capacità di superare i traumi mantenendo un equilibrio psicologico. Nei bambini bisogna riattivare il senso di agency valorizzando la famiglia, la scuola e la comunità. Per contrastare un futuro intriso di minacce dobbiamo imparare ad ascoltarli”.
Stefania Gandolfi, Responsabile della Cattedra Unesco presso l’Università degli Studi di Bergamo, ha rimarcato l’imprescindibilità dei diritti del bambino come punto di partenza per costruire una nuova società secondo la cosiddetta “pedagogia dell’esercizio”: “Il futuro passa dall’educazione del bambino che soffre di povertà di accesso ai diritti, i quali dovrebbero essere, invece, delle armi per muovere la società. Ciascun bambino ha una serie di talenti e deve essere un impegno etico, da parte di tutti, promuoverli. L’infanzia non può perdere la sua funzione sociale diventando marginale”.
Claudio Foti, psicologo e psicoterapeuta, Direttore del Centro Studi Hansel e Gretel, ha ritratto una realtà inquietante: “I bambini abusati e maltrattati rappresentano un fenomeno endemico. La violenza viene accompagnata dal senso di colpa che si manifesta nell’incapacità di chiedere aiuto. Il silenzio e la passività dei testimoni impediscono il necessario ascolto. Dall’orecchio di chi ascolta parte, infatti, la comunicazione. Queste dinamiche vanno affrontate con l’ausilio delle cinque “A”: ascolto, apertura, attenzione, accoglienza, accettazione”.
Veronicah Lekopole, Responsabile del Centre for Advocacy and Gender Equity di Nairobi (Kenya), ha sensibilizzato i presenti riguardo ai diritti violati delle adolescenti in Kenya: “Le donne e le ragazze Samburu sono state emarginate dalla maggioranza della società e la legge le ha ingiustamente discriminate in molte sfere della vita. Quali sono i punti su cui lavorare? Le tradizioni forti, poiché la cultura supera la legge; il debole meccanismo dei diritti umani; il patriarcato; le comunità che non ritengono abusi le pratiche culturali; il livello di povertà al 73% e l’alfabetizzazione al 12%. Quali sono, invece, le possibili soluzioni? Il rafforzamento delle capacità e del supporto basati sulla famiglia e sulla comunità; la creazione di una “macchina” dei diritti umani aggressiva, massiccia e mirata; aumentare il tempo e l’età delle ragazze a scuola”.
P. Peter Njoroge, Missionario della Consolata esperto di dialogo interreligioso, ha sottolineato la concatenazione tra cultura e religione affidando ai presenti una missione che consiste nel rompere il muro della diversità attraverso la via del dialogo: “Papa Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in veritate ha notato che la società sempre più globalizzata ci rende più vicini, ma non ci rende fratelli. Però, l’universalità dell’uomo rende possibile per ogni cultura e religione il dialogo con un’altra cultura e religione, proprio perché l’uomo ne è soggetto in ambedue i casi”.
Giovanna Marelli, Counsellor ed esperta di dialogo tra culture, ha tratto le somme degli interventi precedenti parlando di dialogo tra realtà in cambiamento: “Trovare persone disposte a rinunciare a sostenere di aver ragione, non per il bene dell’umanità, ma anche solo per pura amicizia, è rarissimo. E in nome di questa ragione sono pronte a fare qualsiasi cosa. Noi tutti siamo realtà in continuo movimento e dobbiamo costantemente rivedere i tratti della nostra cultura. L’augurio è di essere tutti noi un cambiamento del mondo”.
“Sentii fin da subito che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l’ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste e l’illusione di poter partecipare in qualche modo a un cambiamento del mondo” (Fabrizio De André).
“Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” (Gandhi).
Con queste frasi di speranza si è concluso un convegno che ha lasciato ai partecipanti un’impronta nel cuore e la promessa di un impegno da perseguire quotidianamente.
Alessandro Dinoia