Nell’agosto di quest’anno il coro MTI di Maresso è partito per la Tanzania, per mantenere fede alla promessa fatta a Padre Giordano Rigamonti.
È passato più di un anno da quando Padre Giordano ha rivolto la sua “provocazione” (come lui ama dire) a noi, coro di Maresso che da sempre lo segue un paio di volte l’anno nei suoi spostamenti per la Brianza: “Io questi ragazzi li voglio portare in Tanzania”; in Tanzania per uno scambio culturale, per dare e ricevere qualcosa del rispettivo modo di vivere, di cantare, di pregare.
E noi ci siamo andati per davvero in Africa.
Carichi di aspettative e di entusiasmo, ma anche di timori e preoccupazioni, abbiamo posato piede per la prima volta in Africa un sabato notte. Quello che abbiamo trovato è stato sconvolgente e allo stesso tempo perfettamente naturale.
Ci siamo scontrati subito con una povertà manifesta, con un modo di vivere che molto spesso è, dal punto di vista economico, di pura sussistenza. Se la città è un pullulare di attività di ogni tipo (mercati notturni, botteghe minuscole, moto-tassisti, ambulanti che girano nel traffico), nelle campagne la gente vive di piccoli commerci, di allevamento e di lavori manuali. Le donne crescono molti figli, se sono fortunate guadagnano qualcosa come domestiche per i bianchi. Gli uomini fanno gli agricoltori o gli operai, i bambini percorrono chilometri a piedi per andare a scuola.
Ma ci ha colpito la loro felicità di cuore che li porta sempre a rivolgere un saluto e un sorriso a chiunque incontrano, anche agli stranieri bianchi che passano sulle loro strade, a cui si aggiunge una sorpresa divertita. Abbiamo incontrato un popolo che non si è mai stancato di dirci “Karibuni”, benvenuti, che ha diviso con noi il suo tempo, il suo cibo, le sue abitudini.
Il nostro progetto di scambio culturale ci ha portato a incontrare i cori di Bunju e di Kasanga, regalandoci momenti indimenticabili. Abbiamo imparato alcuni canti e altri ne abbiamo insegnati; ci siamo stupiti nel sentire la loro forza nel canto, nel vederli muoversi e ballare assecondando il ritmo anche durante la messa, e soprattutto nel notare che l’incontro con noi diventava un momento speciale per tutta la comunità. Avendo saputo del nostro arrivo, chiunque fosse nei paraggi veniva per vederci, salutarci, conoscere come si svolge la nostra vita in questa parte del mondo. I bambini facevano a gara per starci vicino e si aprivano in splendidi sorrisi.
Abbiamo sicuramente ricevuto molto più di quanto abbiamo dato. Abbiamo riconosciuto in quella gente una semplicità e una spontaneità disarmante. Nessuna costruzione artificiosa nei loro gesti, nelle loro parole, ma solo l’innocenza che la nostra società ha ormai perduto; questo, forse, l’insegnamento più grande che abbiamo ricevuto. Tra la povera gente africana si nasconde un tesoro che nessuna ricchezza potrà mai comprare.
Il nostro grazie e il nostro affetto vanno alle persone che ci hanno accompagnato per tutto il viaggio, in particolare Padre José e Suor Egle. La Missione della Consolata è presente in Tanzania con alcuni progetti che abbiamo avuto l’occasione di visitare, in particolare il seminario e gli asili di Morogoro e il dispensario (farmacia e alcuni reparti ospedalieri) di Mbagala, nella periferia di Dar Es Salaam. Il lavoro compiuto dai missionari e dalle missionarie è straordinario e porta un aiuto fondamentale alla popolazione della Tanzania. Rivolgiamo un appello a non dimenticarci mai di loro e della loro eroica scelta di vita.